Dettaglio del Santo Sepolcro in Foligno

Perchè visitarla

CHIESA ATTUALMENTE NON AGIBILE.

Come ognuno di noi sa, il Santo Sepolcro è il luogo dove si è attuato il Mistero pasquale; pertanto è il Santuario per eccellenza della cristianità il luogo più sacro al mondo.

Ma la Terra Santa non è dietro l’angolo ed il relativo pellegrinaggio costituisce un impegno finanziario notevole. Lo si può tuttavia sostituire recandosi nei santuari che imitano il Santo Sepolcro.

Il relativo pellegrinaggio ha lo stesso valore di quello di Terrasanta e pertanto lo sostituisce.
La chiesa conventuale di San Bartolomeo è un luogo della memoria sanfrancescana, in quanto questo convento fondato dai Trinci, signori della città, per un frate minore loro parente, Paoluccio Trinci, il rilevatore dell’Osservanza francescana, ha visto succedersi nel tempo figure di santi frati veri fari nel cammino della chiesa; mentre all’interno della chiesa conventuale nel 1676 fu costruita un’apposita cappella, per mettervi una replica del Santo Sepolcro.

Come si apprende dalla targa apposta sulla controfacciata, a commissionare il manufatto fu fra Lorenzo da Foligno guardiano di San Bartolomeo: era stato ordinato sacerdote nel 1645 e nominato guardiano di San Bartolomeo nello stesso 1676; durò in carica appena un anno.

La costruzione, lunga mt 6, larga mt 3,70 e alta mt 3,50, riproduce su scala ridotta le stesse misure del santo sepolcro; ad eseguirla fù un buon artigiano di cui però ignoriamo il nome.

Per l’esecuzione vi furono indubbiamente presentate le piante e le immagini del Santo Sepolcro stampate da Bernardino Amici da Gallipoli in un volume edito nel 1609.

Le misure che P. Bernardino suggerisce sono le stesse applicate per il modello di Foligno dove tuttavia sono stati aggiunti dei dettagli: tale l’angelo posto al disopra del tettino, con in mano un cartelio dove è scritto: “et erit sepolcrum eius gloriosum“.

Ai quattro lati del pronaum sono posti altrttanti angeli con le scritte : “virgo in partu; virgo post partum; surrexit, non est hic; venite et videte locum ubi positus erat dominus“,affermando così la duplice valenza del monumento:

per il culto di Cristo uomo Dio Passionato (espressione cara ad Angela da Foligno)
e della Vergine Addolorata.

Sulla facciata del monumento, a destra e a sinistra dell’accesso sono state poste due bacheche vitree con all’interno reliquie di Terrasanta, ciascuna correlata di una breve scritta che ne dichiara la provenienza.

Un avviso manoscritto, avverte infine che: “in questo luogo santo ponno acquistarsi tutte le indulgenze del Santo Sepolcro, ogni qualvolta si visiti con la dovuta devozione come appare per breve di Innocenzo XI, 5 settembre 1686 e di innocenzo XII 16 dicembre 1695

La funzione dei santuari “Ad Instar” del Santo Sepolcro

Di certo i primi cristiani erano soliti frequentare i luoghi della memoria di Gesù Cristo e di sua madre Maria: il loro pellegrinaggio era una conseguenza del desiderio di un ritorno alle sorgenti per rivivere – attraverso la visita dei Luoghi Santi – il messaggio e il cammino della salvezza.Quando pero’, nel 135, l’imperatore Adriano (117 – 138) fece costruire la colonia AELIA CAPITULINA, ordinando che il Santo Sepolcro fosse coperto di detriti, si rese problematico il pellegrinaggio dei laici, non tuttavia quello dei vescovi e dei sacerdoti.

Questa e’ la ragione per cui si perse la memoria del primo manufatto, costruito sul Santo Sepolcro.Una riprova e’ costituita anche dal piu’ antico santuario gerosolimitano AD INSTAR, giunto sino a noi, la basilica romana di S. CROCE IN GERUSALEMME.

Una tradizione, che rimonta al IV secolo riferisce che sant’Elena madre dell’imperatore Costantino ,nel 326, ormai anziana e prossima alla morte, compì un pellegrinaggio a Gerusalemme e fece scavare sul Golgota per purificare quel luogo da edifici pagani e cosi ritrovò la santa Croce su cui fu inchiodato Gesù, e insieme altri strumenti della passione.

Sembra che l’imperatrice rinvenne prima il TITULUS (L’elogio che Pilato fece appendere sulla croce di Cristo) e quindi le tre croci.

Non sapendo quale fosse quella di Cristo, e quali quelle dei due ladroni, portò le tre croci nella casa di una moribonda che , previa preghiera, toccata con la terza croce riacquistò la salute. Parte della croce rimase a Gerusalemme; parte Elena la inviò a Costantinopoli e parte la portò con sé a Roma, insieme al Titolus, ed altre reliquie della passione ed a un po’ di terra del Calvario per l’erigenda basilica Sessoriana alle pendici del colle Esquilino.

Il monumento fatto erigere da Elena a Roma, dove fece spargere la terra portata da Gerusalemme, ebbe l’appellativo di HIERUSALEM: denominazione che sta a significare un TRASFERT DI SACRALITA’ DA GERUSALEMME A ROMA: per cui Roma divenne la nuova Hierusalem.

Elena era ormai morta da anni quando l’imperatore Costantino, suo figlio, ordinò la costruzione del MARTYRION, sul luogo della crocefissione e dell’ANASTASIS sulla grotta del Sepolcro: le due basilichette che lo stesso imperatore dedicò il 14 settembre 335.

L’ANASTASIS costruita sulla Santa Grotta, dove fu riposto il corpo del Signore, era di forma rotonda , un monumento di cui , ben presto i pellegrini sentirono il bisogno di commissionare una replica nella loro terra.